Termine e modi di dire della tradizione roiale

Aghe (acqua)
L'acqua delle rogge viene emunta dal fiume-torrente Torre presso lo sbarramento di Savorgnano-Zompitta a circa 10 chilometri a nord di Udine ed è di ottima qualità, a parte le varie forme di contaminazione e inquinamento (che possono intaccare l'integrità) a cui è soggetto il Torre e gli stessi canali. 
Fino agli anni Cinquanta del Novecento, a causa della precarietà degli acquedotti e delle condotte idriche, oltre che per uso irriguo e per l'abbeveraggio degli animali, per gli usi domestici l'acqua veniva raccolta direttamente dalle donne con secchi (anche di rame, e cioè i cjaldirs), tanto che frequentemente si sentiva dire là a cjoli l'aghe in te roe (andare a prendere l'acqua nella roggia). 
Dopo i forti temporali estivi che colpivano la Valle dei Musi e del Torre, oppure quella del Cornappo, l'acqua delle rogge veniva turbata nella sua limpidezza e si intorbidiva. 
Se l'onda di piena proveniva dalla Val Torre le acque presentavano un colore più grigio e smeraldino a causa delle rocce calcaree, mentre se la piena era provocata dalle piogge che si abbattevano nella Valle del Cornappo, anche le acque delle rogge diventano di colore più giallo e limaccioso per la diversa natura del terreno attraversato. 
La portata dell'acqua nei canali veniva regimentata in prossimità delle bocche di presa e così poteva essere anche basse (bassa), soprattutto in periodo estivo a causa della siccità e quindi delle magre del Torre, oppure alte (alta), in seguito a forti precipitazioni. Anche in prossimità dei bacini che la raccoglievano per poi convogliarla forzatamente verso le ruote dei mulini o degli altri opifici, l'acqua subiva variazioni di portata, in quanto veniva regolata dall'innalzamento e dall'abbassamento delle paratie e cateratte per movimentare le ruote idrauliche.

Arzin (argine)
In taluni punti, le rogge fluivano anche pensili rispetto al terreno circostante e ciò per regolamentare il loro corso che doveva essere stabilmente degradante fino al salto di fondo successivo, onde consentire il giusto scorrimento delle acque. 
Ecco allora che il canale era leggermente sopraelevato rispetto alla quota irregolare del terreno che attraversava, e le acque scorrevano praticamente entro piccoli argini .

Bagno in te roe (bagno nella roggia)
Fino agli anni Sessanta del Novecento, la gioventù dei territori attraversati dalle rogge, durante l'estate era solita fare il bagno e nuotare in punti privilegiati dei canali,cioè in angoli appartati e riparati dalla vegetazione, nei fondali e nei baciniche precedevano e seguivano le opere idrauliche dei mulini, dove l'acqua cioè era più profonda e lenta. 
Merita il cenno l'ordinanza del Comune di Udine del17 giugno 1867 che disciplina il bagno e il nuoto (purchè in mutande) all'interno della città.

Batifier (battiferro)
Altro tipico opificio un tempo dislocato lungo il suggestivo corso delle rogge, le cui ruote erano mosse dalla corrente. 
Secondo per numero solo al mulino, dalla fine del Medioevo anche nelle rogge del Friuli centrale il battiferro produsse per i villaggi e i borghi del dintorno soprattutto attrezzi agricoli tanto necessari per la coltivazione dei fondi.
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